DA NON CREDERE! - ALL THE INVISIBLE PEOPLE...

Data 3/4/2006 13:58:14 | Argomento: MUSICA & CULTURA

A conti fatti poco più di 30 persone (complessivamente nelle 3 proiezioni!!) hanno visto il film
All the invisibile children……..
Forse tanti lo avevano già visto in altre occasioni ….. resta il dubbio tuttavia che l’indifferenza per il tema trattato o qualche replica del grande fratello abbiano tenuto i maronesi a casa….

Scrivo queste due righe appena tornato dalla sala… giusto per imprimere nero su bianco alcuni fotogrammi…. Il Film E’ DA VEDERE anche solo per renderci conto della nostra fortuna e di quanto abbiamo avuto e ancora abbiamo! Al di la delle situazioni raccontate alcuni spezzoni mettono in evidenza le contraddizioni che caratterizzano l’esistenza nei paesi “benestanti” dove si ha tutto e non si è mai contenti, dove le “cose” prendono prepotentemente il posto delle persone e del volersi bene…….

Oggi, sapendo che la pellicola avrebbe affrontato temi delicati, ho cercato qualche informazione in
rete… ho trovato una “articolo/recensione” dal corriere della sera, articolo datato 6/3/06 portante firma di Paolo Mereghetti….
Il pezzo è critico sul film e parla di “luoghi comuni”, del “tornare” sulle situazioni della guerra dei minori e dello sfruttamento dei bambini… ironizza quasi parlando di “grama vita dei bambini delle favelas” ….. dichiara tutte queste situazioni “sacrosante (!!) ma che non vanno (nel film n.d.r.) al di la della semplice messa in scena”
Dimentica forse l’articolista che certe situazioni sono vissute in prima persona da tantissimi bambini ANCORA OGGI in tantissime parti del mondo..
È sconcertante vedere come un giornalista possa criticare un film come questo di “genericità deleteria” che fa “dimenticare” quanto raccontato “dopo l’ultimo fotogramma”…. Probabilmente ha guardato il film con carta e penna e con l’ordine di “criticare”…. Non l’ha certamente guardato con gli occhi e con il cuore di un uomo o di un padre di famiglia….
La critica di questo “signore” arriva a dire che per “scalfire l’egoismo degli spettatori” serve qualcosa di più efficace!!! Probabilmente ha pensato che tutti fossero come lui….
E’ strano come questi giornalisti siano critici quando si parla di certi argomenti (tragedie raccontate con tragicità deleteria!!) ed allo stesso tempo, probabilmente, si buttano a capofitto in ogni dettaglio di cronaca che riguardi situazioni come quelle attuali del piccolo Tommaso!!

Comunque, a mio parere IL FILM E’ ASSOLUTAMENTE DA VEDERE!!!!! Mi auguro che nel prossimo ciclo di Cineforum –che spero presto verrà proposto alla comunità- venga inserito nel palinsesto.

Avendolo citato riporto di seguito l’articolo del corsera che –dopo la visione del film- ha iniziato a darmi prurito.

Mi scuso per eventuali errori…. Quanto scritto è frutto delle impressioni a caldo e non ha “passato” revisioni di bozza…

Domenico


recensione da il Corriere della Sera – 6/3/2006 (visibile su internet al link:
http://www.corriere.it/Rubriche/Cinema/2006/03_Marzo/04/invisible_children.shtml


…Quanto “vere” è tutto da dimostrare. L’ennesima riprova viene da All the Invisible Children (Tutti i bambini invisibili), film collettivo presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Venezia e prodotto in collaborazione con l’Unicef da Maria Grazia Cucinotta (sì, proprio l’attrice), Chiara Tilesi e Stefano Veneruso. Otto registi – Mehdi Charef, Emir Kusturica, Spike Lee, Katia Lund, Jordan Scott, Ridley Scott, Stefano Veneruso e John Woo – hanno diretto sette episodi (padre e figlia Scott hanno lavorato insieme) sul tema dell’infanzia abbandonata e maltrattata. Un tema nobilissimo, affrontato però con qualche luogo comune di troppo. Charef torna sugli adolescenti africani costretti a fare i soldati, Kusturica sui ragazzi rom spinti dalle famiglie a fare i ladri, Katia Lund sulla grama vita dei bambini delle favelas, Veneruso sugli scugnizzi che rubano i Rolex, John Woo sugli orfani cinesi sfruttati dai loro compatrioti… Tutte cose sacrosante, ma che non vanno mai oltre la semplice messa in scena. Non si cerca di capirne i problemi, di scavare nelle possibili responsabilità, di allargare la riflessione a chi permette che certe situazioni si perpetuino.
Alla fine questi registi ci hanno parlato di tragedieche conosciamo già, ma raccontate con una genericità deleteria, che ce le fa dimenticare subito dopo l’ultimo fotogramma (e magari un applauso autoconsolatorio). Diverso è il caso di Spike Lee che, raccontando la storia di una bambina figlia di genitori sieropositivi, cerca di scavare un po’ più a fondo dentro le contraddizioni di una comunità come quella nera che ha finito per far propri gli egoismi dei bianchi e che non sembra nemmeno accorgersene. Come è diverso, anche se non completamente riuscito, l’episodio dei due Scott, che ci raccontano il bisogno di purezza “infantile” di un fotografo di guerra, ossessionato dalle immagini delle tragedie che riprende. Così, se l’intento dei produttori era quello di far spargere qualche lacrima sul tema dei bambini abbandonati, lo scopo probabilmente è stato ottenuto, ma se si voleva innescare qualche riflessione meno scontata o scalfire un po’ l’egoismo degli spettatori, viene il dubbio che i risultati siano molto meno efficaci.
Paolo Mereghetti
06 marzo 2006

Le parti in neretto sono state evidenziate da me per farle “riconoscere”….
Si chiedono commenti e critiche… l’importante è che ci sia dibattito!!




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